mercoledì 30 ottobre 2013

GENOVA SCONTRI G8 TERRIBILE!!

IL G8:

I fatti del G8 di Genova sono una serie di eventi avvenuti nella città a partire da giovedì 19 luglio sino a domenica 22 luglio 2001, contestualmente allo svolgimento della riunione del G8.
Durante la riunione dei capi di governo dei maggiori paesi industrializzati svoltasi nel capoluogo ligure da venerdì 20 luglio a domenica 22 luglio e nei giorni precedenti, i movimenti no-global e le associazioni pacifiste diedero vita a manifestazioni di dissenso, seguite da gravi tumulti di piazza, con scontri tra forze dell'ordine e manifestanti. Durante uno di questi trovò la morte il manifestante Carlo Giuliani.
Nei sei anni successivi, lo Stato italiano subì alcune condanne in sede civile per gli abusi commessi dalle forze dell'ordine. Nei confronti di funzionari pubblici furono inoltre aperti procedimenti in sede penale per i medesimi reati contestati. Altri procedimenti furono aperti contro manifestanti per gli incidenti avvenuti durante le manifestazioni.
Circa 250 dei procedimenti, originati da denunce nei confronti di esponenti delle forze dell'ordine per lesioni, furono archiviati a causa dell'impossibilità di identificare personalmente gli agenti responsabili; la magistratura, tuttavia, pur non potendo perseguire i colpevoli, ritenne in alcuni casi effettivamente avvenuti i reati contestati.




Le perplessità sulla scelta della sede di Genova

Le proteste precedenti



Un momento degli scontri avvenuti a Seattle, il 30 novembre 1999, in occasione della conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio
La sede di Genova per la riunione del G8 suscitò notevoli perplessità immediatamente dopo la sua designazione, tanto a causa delle proteste e delle forti mobilitazioni di manifestanti contrari alle tendenze economiche neoliberiste, accompagnate da incidenti avvenuti durante le ultime riunioni degli organismi internazionali, quanto alla topografia della città, che mal si prestava a un evento di tale portata. Il movimento no-global infatti aveva preso precedentemente forma a Seattle il 30 novembre 1999, alla conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, da qui la sua definizione di Popolo di Seattle, città nella quale si verificarono i primi incidenti. Nel 2001 manifestazioni e scontri si susseguirono il 27 gennaio a Davos, in occasione del Forum Economico Mondiale dal 15 al 17 marzo a Napoli[e il 15 giugno a Göteborg, per il Summit europeo.
Tali proteste miravano a portare all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale il problema del controllo dell'economia da parte di un gruppo ristretto di potenti che, forti del peso economico, politico e militare dei loro paesi, si ponevano come autorità mondiale rispetto alle sovranità nazionali dei singoli paesi. Inoltre si contestavano le politiche e le ideologie neoliberiste adottate dalle organizzazioni sovranazionali come l'Organizzazione Mondiale del Commercio e il Fondo Monetario Internazionale.
























 

Le critiche sulla scelta della città

Per ospitare un evento così importante come il G8 vennero prese in considerazione le città italiane che permettevano un miglior controllo dell'ordine pubblico e allo stesso tempo non facevano risentire troppo gli effetti del caldo di luglio, mese in cui si doveva svolgere l'evento. Per queste motivazioni vengono prese in esame quattro città: Roma, Napoli, Genova e Milano. Nell'aprile del 2000 (data in cui si doveva ufficialmente assegnare a una città il compito di ospitare l'evento) si decise per Genova. Nella documentazione finale vengono riportate le motivazioni per la scelta di Genova a discapito delle altre: Roma viene scartata per motivi climatici dovuti all'eccessivo caldo durante il mese di luglio, Napoli viene scartata per presunte difficoltà nel controllo dell'ordine pubblico dovute alla struttura stessa della città e Milano viene scartata per motivi di carattere tecnico; infatti successivamente alla candidatura della città per l'evento, vengono approvati in comune dei lavori di riqualificazione e di ristrutturazione di aree centrali che sarebbero servite nel G8. Viene cosi scelta Genova come città adatta a garantire l'ordine pubblico e anche perché non eccessivamente penalizzata dal caldo estivo.
Successivamente alla conclusione dell'evento queste decisioni vennero rimesse in discussione per la fallimentare gestione dell'ordine pubblico, dovuta anche alla morfologia della città, e per il fatto che mentre Genova e Napoli sono topograficamente piuttosto simili, quest'ultima era stata scartata perché avrebbe reso "difficoltoso il controllo dell'ordine pubblico", problemi verificatosi poi anche nella città ligure. Anche la motivazione del clima che comportò la bocciatura per Roma non si dimostrò molto valida, visto che Genova nel periodo del summit presentò un clima molto caldo.
Anche il governo italiano, insediatosi l'11 giugno, espresse critiche nei confronti del precedente governo per la scelta di Genova, poiché questa era considerata inadatta a garantire una buona gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico; l'ambasciatore Umberto Vattani, segretario generale della Farnesina, fu nominato supervisore del G8 e incaricato di negoziare con il Genoa Social Forum per gestire le proteste, mentre negli abitanti della città, a dispetto delle rassicurazioni fornite dai mezzi di comunicazione di massa rispetto l'installazione di grate di delimitazione della zona rossa e la chiusura dei tombini per timore di attentati dinamitardi, si diffuse la preoccupazione sulla possibilità di attività violente da parte di gruppi di contestatori, quali i Black bloc.































 











Le informative della questura di Genova

Un fascicolo riservato di 36 pagine, titolato "Informazioni sul fronte della protesta anti-G8", compilato dalla questura di Genova ai primi di luglio e reso pubblico dal quotidiano genovese "Il Secolo XIX" alcuni giorni dopo il termine del G8, conteneva un'analisi dei vari gruppi che dovevano partecipare alle manifestazioni divisi per colori in base alla loro pericolosità: il blocco rosa, comprendente le associazioni per l'azzeramento dei debiti dei paesi poveri, organizzazioni cattoliche, ambientaliste ed elementi della sinistra antagonista che si riconoscono nel patto di lavoro e nella rete Lilliput, considerato di bassa pericolosità; il blocco blu e il blocco giallo, considerati come possibili fautori di incidenti e disordini, quali "episodi di generico vandalismo", "blocchi stradali e ferroviari" e attacchi mirati contro le forze dell'ordine; il blocco nero, comprendente sia il movimento anarchico definito black bloc, considerato possibile autore di azioni condotte da piccoli gruppi composti da "10 o 40 elementi ciascuno", sia gruppi legati all'estrema destra quali Forza Nuova e Fronte Sociale Nazionale, dei quali era stata segnalata la presenza alla questura dal Genoa Social Forum il 18 luglio, che avrebbero potuto infiltrare elementi tra i gruppi delle tute bianche, allo scopo di confondersi tra i manifestanti per aggredire i rappresentanti delle forze dell'ordine, "screditando contestualmente l'area antagonista di sinistra anti-G8"].



La questura di Genova presidiata da forze di polizia
Il termine Black Bloc originariamente non definisce i partecipanti alle manifestazioni o agli scontri, ma un determinato tipo di manifestazione e di scontri che prevede delle azioni tipiche, quali marciare in blocco, vestiti di nero, allo scopo di creare un forte effetto scenico, l'uso sistematico del vandalismo, il deviare dai percorsi imposti dalle autorità ai cortei autorizzati, il costruire barricate, o attuare sit-in pacifici di protesta; i media usarono questo termine per indicare genericamente i manifestanti violenti ma in realtà, tra le centinaia di fermati e arrestati durante i giorni del vertice, nessuno risultò essere aderente al sistema dei Black Bloc e inoltre esso smentì la sua partecipazione ai fatti del G8 di Genova, smarcandosi dalla cattiva fama attribuitagli dai giornalisti, cambiando il suo nome da Black Bloc, "blocco nero", ad Antrax Bloc, "blocco antracite".
Il fascicolo inoltre elencava alcune probabili azioni che sarebbero potute essere compiute dai manifestanti, quali lancio di frutta con all'interno lamette di rasoio o di letame e pesce marcio tramite catapulte, blocchi stradali e ferroviari, lancio di migliaia di palloncini contenenti sangue umano infetto, uso di fionde tipo falcon per lanciare a distanza biglie di vetro e bulloni allo scopo di perforare gli scudi di protezione e i parabrezza dei mezzi in uso alle forze dell'ordine limitandone la capacità di movimento, lancio di copertoni in fiamme, rapimento di esponenti delle forze dell'ordine e uso di auto con targhe dei Carabinieri falsificate per avere accesso ai varchi della zona rossa.

Dopo la pubblicazione del documento venne evidenziata da più parti, compresi i gruppi di riferimento dei manifestanti, un'anomalia: il dossier infatti, oltre alle possibili strategie violente elencate, metteva in guardia le forze dell'ordine anche da iniziative non violente e del tutto legittime quali il costituire gruppi con conoscenze giuridiche per affrontare tutte le problematiche relative ad eventuali problemi giudiziari e legali con le Forze dell'ordine, il munirsi di computer portatili e radio ricetrasmittenti nonché di telecamere per trasmettere in tempo reale sul circuito Internet le immagini della protesta o l'affittare, anche per poche ore, un canale satellitare per divulgare la protesta a livello mondiale.









 





 

La topografia della città e le critiche alla zona rossa



Mappatura della divisione in zone della città di Genova durante il vertice del G8 del 2001; sono visibili le aree con differenti restrizioni di accesso: zona rossa e zona gialla
Le misure di sicurezza prevedevano una zona gialla, ad accesso limitato, e una zona rossa severamente riservata, chiamata gergalmente anche Fortezza Genova[8], accessibile ai soli residenti attraverso un numero limitato di varchi.
Furono poste sotto controllo strade e autostrade; chiusi il porto, le stazioni ferroviarie e l'aeroporto di Genova-Sestri Ponente, dove furono installate batterie di missili terra-aria in seguito alla segnalazione da parte dei servizi segreti del rischio di attentati per via aerea; vennero inoltre poste in funzione apparecchiature atte a disabilitare temporaneamente i telefoni cellulari[senza fonte] e vennero sigillati i tombini delle fognature nelle adiacenze della "zona rossa" e installate inferriate per separare le zone "rossa" e "gialla".

Lo stadio Carlini, una delle sedi di raccolta dei manifestanti no global
Nel clima teso della vigilia, molti genovesi decisero di abbandonare la città e di chiudere i negozi, anche nelle zone della città lontane dai luoghi interessati.
Furono molti gli allarme-bomba.Un pacco-bomba ferì un carabiniere e un altro, a Cologno Monzese, la segretaria del giornalista Emilio Fede.
Alle manifestazioni di protesta parteciparono 700 gruppi e associazioni di diversa ispirazione e nazionalità, aderenti o fiancheggianti il Genoa Social Forum (GSF), responsabile dell'organizzazione e del coordinamento delle manifestazioni.
Il GSF chiese, attraverso i portavoce Vittorio Agnoletto e Luca Casarini, l'annullamento del G8, con la motivazione che la riunione dei capi di Stato e di governo era da considerarsi illegittima, in quanto pochi uomini potenti avrebbero preso decisioni destinate a condizionare popoli non rappresentati dal G8 e perché il divieto di entrare liberamente nella zona rossa costituiva una limitazione delle libertà costituzionali; tali richieste furono tuttavia rigettate dal governo, motivando il rifiuto con l'impossibilità di venire meno agli impegni internazionali precedentemente assunti dall'Italia, nonostante questi fossero stati assunti dal precedente governo.

 
















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