mercoledì 12 febbraio 2014

CHERNOBYL

Černobyl'

 
 
Černobyl' (Чорнобиль, Čornobyl, in lingua ucraina, Чернобыль, Černobyl', in russo, scritto anche Chernobyl nella traslitterazione anglosassone) è una città dell'Ucraina settentrionale, situata circa 100 km a nord di Kiev.
Attualmente quasi disabitato, è stato un importante centro industriale e commerciale in particolare nel XIX secolo. Il nome della città deriva da una combinazione tra chornyi (чoрний, "nero") e byllia (билля, "steli d’erba" o "gambi"); il suo significato letterale sarebbe, quindi, "stelo d’erba nero"; la ragione di questo nome non è ben nota ed esistono varie ipotesi, una di queste ne afferma la derivazione dalla parola ucraina che definisce la pianta Artemisia vulgaris.
La città è principalmente nota per aver legato il suo nome ad un grave incidente nucleare che ebbe enorme impatto geografico e storico, benché la famosa centrale nucleare non si trovi qui, ma nei pressi della città di Pripjat', totalmente evacuata dopo l'esplosione. La città di Černobyl', nonostante si trovi a solo 30 km dalla centrale, è stata relativamente poco colpita dagli effetti delle radiazioni, che si sono diffusi velocemente verso nord, in Bielorussia (Voblasc' di Homiel'), mentre a sud gli effetti sono stati relativamente marginali. Sebbene il livello di radioattività sia ancora altissimo, esso risulta sceso a valori tra 100 e 1000 volte inferiori ai dati registrati inizialmente[2], gli operai, attualmente ancora impiegati per il risanamento della centrale, ed alcuni civili vivono ancora in città in un ambiente radioattivo e mortifero.



La catastrofe ambientale

Il nome di Černobyl' divenne famoso in tutto il mondo dopo il 26 aprile del 1986 quando, in seguito a gravi errori del personale, irresponsabilità dei dirigenti ed errori di progettazione, durante l'esecuzione di un test nella locale centrale elettronucleare, nel corso di una simulazione di guasto al sistema di raffreddamento, le barre di uranio del nocciolo del reattore nucleare si surriscaldarono fino alla fusione del nocciolo del reattore nº 4, con due conseguenti esplosioni (non nucleari ma con effetto 100 volte superiore a quello di Hiroshima e Nagasaki, se messe assieme in termini di contaminazione ambientale)[3], che fecero scoperchiare la copertura e disperdere nell'atmosfera grandi quantità di vapore contenente particelle radioattive.





 
Si levò una nube radioattiva, che il vento portò in tutta Europa[4] e che raggiunse il Mediterraneo nei successivi 14 giorni[5]. La pioggia contribuì poi a riportare a terra le particelle radioattive, che possono essere rilevate ancora oggi con un contatore Geiger a circa 10 centimetri sotto la superficie[6]. Per due settimane, operai ed elicotteristi dell'aviazione russa ricoprirono il nocciolo fuso dall'alto, con sabbia a base di boro, silicati, dolomia e piombo, finché l'emissione di vapore radioattivo cessò sabato 10 maggio 1986.





 
36 ore dopo l'incidente iniziò l'evacuazione dell'area di Černobyl'dalla popolazione residente. Le conseguenze sulla popolazione locale furono molto forti nelle prime fasi dell'incidente e durano ancora malgrado i decenni trascorsi.
Circa 350.000 persone furono evacuate dalla città e dalle zone adiacenti. Nonostante le radiazioni emesse durante quella catastrofe, la città, con 800 anni di vita, riuscì a sopravvivere, anche se mutilata. Vi risiedono ancora operai governativi, impegnati nella rimozione delle scorie nucleari. Circa 700 persone, per lo più anziani, hanno scelto di tornare alle loro case, incuranti del pericolo.
 


 
Nell'ottobre del 1988 si parlò di radere al suolo una parte della città a causa del forte inquinamento radioattivo, soluzione in seguito abbandonata per l'enorme quantitativo di particelle radioattive che si sarebbero sollevate assieme alle macerie degli edifici demoliti.
Il reattore distrutto fu ricoperto da una struttura di contenimento, chiamata sarcofago, e la centrale di Černobyl' è stata mantenuta in funzione a regime parziale e ha continuato a fornire energia elettrica alla città di Kiev fino all'anno 2000, quando l'ultimo reattore in esercizio è stato spento.







 
 



 

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