Il carro armato è un veicolo da combattimento terrestre, questa tipologia di mezzo militare venne utilizzato sul campo di battaglia per la prima volta nella Somme, durante l'imponente offensiva Alleata nel corso della prima guerra mondiale.
Le caratteristiche principali di un carro armato (che lo distinguono dagli altri veicoli da combattimento) sono:
- Trazione su cingoli
- Presenza di armamento offensivo atto a impegnare bersagli nemici
- Corazzatura sufficiente a resistere al fuoco di armi pesanti
Origini del carro armato
Fin dagli inizi del XX secolo alcuni studiosi si posero il problema del movimento motorizzato sul campo di battaglia, anche se, fino alla prima guerra mondiale quasi nessuno aveva capito quale sarebbe stato il vero problema tattico generato da trincea - filo spinato - mitragliatrice. In particolare alcune idee (solo su carta, più letterarie che tecniche) furono espresse dallo scrittore inglese H.G. Wells, nella descrizione della sua "testuggine corazzata". Chi invece affrontò il problema dal punto di vista tecnico fu il tenente dell'esercito Imperiale Austriaco Günther Burstyn, che preparò un progetto ed un modello per il Motorgeschütz, un veicolo corazzato che muoveva su cingoli ed aveva l'armamento principale in torretta ruotante. Tuttavia né le ipotesi letterarie né i progetti tecnici convinsero gli Stati Maggiori della necessità di simili veicoli.Il problema tattico
Fino dai primi mesi della prima guerra mondiale fu evidente che il problema tattico da risolvere, una volta che era finita la guerra di movimento e gli eserciti si erano bloccati su un sistema di trincee lungo centinaia di chilometri, era quello di superare l'accoppiamento mitragliatrice-filo spinato.Questi due mezzi, insieme al terreno sconvolto dalle preparazioni di artiglieria, impedivano alla fanteria l'avanzata in massa sulle trincee nemiche e, anche ammesso di ottenere una vittoria locale, di sfruttare appieno il successo.
Sia l'Intesa sia gli Imperi Centrali tentarono di dare una risposta a questo problema, particolarmente dopo l'immane carneficina della battaglia di Verdun (1916).
Mentre la risposta degli Imperi (ed in particolare dei tedeschi) a questo problema fu sostanzialmente a livello tattico, modificando le modalità di impiego della fanteria, l'Intesa cercò invece di sviluppare un'arma che non fosse impegnata dalle mitragliatrici e potesse superare facilmente il filo spinato, anche sul terreno tormentato dei campi di battaglia. La soluzione tedesca portò allo sviluppo della mitragliatrice leggera, quella dell'Intesa allo sviluppo del carro armato.
La soluzione dell'Intesa
Lo studio del carro armato fu iniziato, sotto la spinta del Primo Lord dell'Ammiragliato (Ministro della Marina Militare) sir Winston Churchill, da parte della Royal Navy, sotto il nome di copertura di "Progetto Tank" ("Serbatoio") e ancora oggi nei paesi di lingua anglosassone o slava il carro armato è noto appunto come tank.Le esperienze precedenti con le autoblindo avevano dimostrato che le ruote non erano adatte al movimento sul terreno sconvolto dal fuoco di artiglieria, quindi si decise immediatamente di dotare il nuovo mezzo di cingoli, ed effettivamente i primi prototipi sembravano dei grossi serbatoi avvolti da cingoli. Ben presto l'Esercito Britannico iniziò la collaborazione al progetto con la Marina.
Già nel 1915 si arrivò ad un primo progetto di massima: cingoli avvolgenti, motore Daimler da 105 hp, velocità in piano di 6,5 km/h, armamento su due mitragliatrici o una mitragliatrice ed un cannone da 2 libbre (40 mm). Restava aperto il problema della scelta dei cingoli e delle sospensioni.
Il progetto finale generò un veicolo a forma di rombo con cingoli avvolgenti e due barbette ai lati da cui uscivano o due mitragliatrici o una mitragliatrice ed un cannone da 6 libbre (57 mm), la corazzatura aveva uno spessore di 10 mm. Questo mezzo fu chiamato Big Mother ("Grossa Madre") e si mosse per la prima volta sui suoi cingoli il 16 gennaio 1916. Furono ordinati 100 veicoli sulla base di questo progetto (Tank Mk I) e ad agosto (sempre 1916) fu consegnato all'equipaggio il primo veicolo.
L'impiego del carro armato nella prima guerra mondiale
Il 15 settembre 1916, con gli equipaggi ancora non addestrati, 32 carri furono inviati contro le trincee tedesche, nell'ambito della battaglia della Somme. Contrariamente al parere, non solo degli esperti, ma anche degli alleati francesi, lo Stato Maggiore britannico non volle aspettare di avere un numero di carri sufficiente per utilizzarli in massa. Dopo pochi metri dalle basi di partenza il 50% dei carri era stato distrutto, ed anche quelli che arrivarono sulle trincee nemiche, nonostante il terrore che indussero nelle fanterie tedesche, cosa che provocò un numero maggiore del normale di prigionieri, non riuscirono ad ottenere risultati decisivi.Intanto lo Stato Maggiore francese stava progettando altri modelli di carro armato, fra cui anche uno con una torretta rotante (il Renault FT-17), mentre lo Stato Maggiore tedesco metteva in cantiere un suo progetto per un carro armato, con un'architettura più simile ai modelli britannici. Questo carro prese il nome A7V, dalla sigla del comitato speciale (segreto) insediato per studiare il problema.
Però, prima che il carro armato tedesco fosse utilizzabile (17 dicembre 1917), il carro armato aveva dimostrato il suo valore tattico nella battaglia di Cambrai. In questa battaglia, per la prima volta, i carri armati furono usati in massa, attaccando il 20 novembre con 400 carri su un fronte di 8 km. L'attacco non fu preceduto dal consueto bombardamento di artiglieria, e prese quindi di sorpresa i comandi tedeschi, che videro spuntare da una cortina fumogena le sagome sgraziate dei carri, che terrorizzarono le fanterie, seguite dai fanti inglesi che completarono l'opera.
Questa battaglia insegnò ai comandi militari europei due cose: che i carri dovevano essere impiegati in numero considerevole e che la fanteria doveva cooperare con i carri; nel seguito della battaglia di Cambrai i difensori riuscirono a ripristinare la linea di difesa solo dopo aver isolato i carri dalla fanteria nemica (i carri dovettero fermarsi sugli obiettivi, aspettando la fanteria, che arrivò con ritardi anche di tre ore nei confronti dei carri). I comandanti delle divisioni, arrivati dopo la fanteria, decisero che il fuoco nemico era eccessivo e diedero l'ordine ai carri di ripiegare. La battaglia si protrasse per altri sei giorni, ma ormai era diventata uno scontro di fanterie ed artiglierie: i carri avevano aperto la breccia, ma questa non era stata sfruttata.
Ormai era chiaro che i carri armati erano una componente fondamentale per lo sforzo bellico dell'Intesa, e fino alla fine della guerra furono sviluppate sul campo le nuove dottrine di impiego. Nel frattempo anche i tedeschi avevano mandato al fronte i loro carri, e il 24 aprile 1918 avvenne il primo scontro fra carri armati della storia, durante la seconda battaglia di Villers-Bretonneux.
L'origine dello scontro fu una tipica battaglia di incontro, infatti il comando tedesco aveva organizzato un attacco finalizzato solo a portare il nodo stradale di Villers-Bretonneux sotto il tiro dell'artiglieria e, mancando di fanteria, aveva inviato 15 carri A7V a supporto della fanteria.
Un gruppo di 3 carri armati tedeschi incontrò un gruppo di Tank Mk IV inglesi di cui uno solo fornito di cannoni[1], questo impegnò immediatamente il nemico distruggendo ben presto un carro tedesco con un tiro da 350 m, mentre gli altri due erano nascosti dalla nebbia. Gli altri due carri si ritirarono prima di giungere a contatto col nemico. Era la prima volta che un carro armato veniva distrutto da un altro carro armato. Nel proseguimento del combattimento, quando furono impegnati anche gli altri carri tedeschi, anche i britannici subirono perdite.
Il carro armato non fu impiegato nel corso della prima guerra mondiale sul fronte italiano, visto che il fronte era prevalentemente di montagna. Gli unici carri armati presenti in Italia alla fine della guerra erano 7 Renault FT-17 a Verona, utilizzati per l'addestramento
Caratteristiche generali dei carri armati della prima guerra mondiale
I carri armati utilizzati nella Prima guerra mondiale furono i primi veicoli del genere a comparire sui campi di battaglia, quindi erano totalmente innovativi. Si manifestò quasi subito una differenziazione fra carri pesanti (concepiti per sostenere la fanteria, quindi che muovevano allo stesso passo dei fanti) e carri leggeri (destinati essenzialmente allo sfruttamento del successo, quindi dotati di una velocità confrontabile con quella della cavalleria). In genere il motore era a benzina (100-150 HP per i carri britannici o tedeschi e 35-90 HP per i carri francesi), la corazzatura, di spessore variabile fra 6 e 30 mm per i carri pesanti, era chiodata ed il sistema di sospensioni era quasi assente, utilizzando cingoli avvolgenti o sospensioni per trattore. L'armamento era in barbette, cioè in casematte laterali, ma già nel 1917 comparvero i primi carri con armamento in torretta ruotante (Renault FT-17). Il calibro standard dell'armamento principale per i carri pesanti era di 57–75 mm, mentre i carri leggeri erano armati di cannoni di calibro minore o di mitragliatrici.La dottrina di impiego degli Stati Maggiori
Il carro armato, nella concezione degli Stati Maggiori precedente alla seconda guerra mondiale, era uno strumento di appoggio per le armi di fanteria e di cavalleria: quindi non si riteneva necessaria per i carri una mobilità tattica e strategica superiore a queste. In particolare il pensiero militare di allora divideva i carri in "carri pesanti", da fanteria, e "carri incrociatori" o carri veloci, da cavalleria. Questa distinzione, che rifletteva una fondamentale mancanza di comprensione, era particolarmente forte negli ambienti militari francesi ed inglesi. Inoltre — ulteriore grave errore strategico — i carri erano inquadrati in battaglioni entro le divisioni di fanteria e/o cavalleria, quindi era il comandante di quelle unità che decideva quando e come usarli.Il carro pesante era progettato per combattere la fanteria nemica, era pesantemente corazzato, lento ed armato con mitragliatrici e cannoni di piccolo calibro. A fianco della cavalleria e dei carri pesanti dovevano operare i carri incrociatori, inquadrati in reggimenti dipendenti dai corpi di armata, con funzioni esploranti e di sfruttamento del successo: questi erano molto più veloci, ma carenti sia nella protezione sia nell'armamento.
Tra la fine degli anni '20 e l'inizio degli anni '30, riprendendo un concetto che aveva avuto grande successo in Francia negli ultimi mesi della prima guerra mondiale e che aveva portato alla nascita del Renault FT-17, si progettarono molti piccoli carri armati (come il Vickers da 6 tonnellate, modello Mk A e B), commercializzati per l'esportazione. Questi carri si suddividevano in "carri mitragliatrice" (con 2-3 o più armi di piccolo calibro) e "carri cannone" (con un pezzo in genere da 37-40mm, accompagnato o meno da 1-2 mitragliatrici); erano stati ideati per combattere in gruppi che si dovevano prestare reciproco soccorso. I carri cannone intervenivano contro gli altri carri, i carri mitragliatrici intervenivano contro la fanteria. Se costretti ad operare da soli questi carri, la cui corazzatura era in genere molto sottile, venivano sopraffatti facilmente, inoltre un "carro cannone" era quasi completamente incapace di impegnare efficientemente la fanteria, perché il cannone di cui era munito era di calibro troppo piccolo e privo di granate a frammentazione.
In conclusione, a metà degli anni trenta, i carri armati non erano in grado di impegnare veicoli simili in combattimento. Solo allora in Gran Bretagna ci si rese conto dell'errore e si cominciò, troppo tardi, a costituire divisioni corazzate sperimentali per permettere ai carri di operare secondo le teorie di Fuller, pur continuando a mantenere a livello operativo la divisione tra carri "da fanteria" e carri "incrociatori". In Francia invece si preferì affidarsi alla Linea Maginot piuttosto che ad una difesa mobile, con conseguenze tragiche pochi anni dopo.
Le teorie di impiego britanniche e lo sviluppo dei carri in Germania
Le teorie di Fuller si basavano sullo sviluppo della tattica di fanteria tedesca sviluppata nel corso della prima guerra mondiale dallo Stato Maggiore tedesco, che prevedeva un utilizzo della fanteria per creare sfondamenti locali, i quali dovevano essere sfruttati immediatamente, prima dell'arrivo in loco delle riserve.Questa tattica aveva dimostrato la sua validità almeno in tre battaglie, condotte in condizioni molto diverse fra loro, ma sempre con questi principi bene in mente: Riga (1917), Caporetto (1917), Marna (1918). Questi canoni di impiego erano stati studiati da Fuller e Liddel Hart, che avevano proposto una tattica chiamata "del fiume in piena", basata su principi analoghi.
La comparsa del carro armato aveva spinto i due studiosi a spostare la loro attenzione sul nuovo mezzo, che si integrava perfettamente alla teoria già sviluppata, ed avevano indicato le conseguenti modalità di impiego della nuova arma, che potevano riassumersi nei seguenti precetti:
- i carri armati dovevano essere impiegati in massa, quindi dovevano essere inquadrati in divisioni omogenee costituite in prevalenza di soli carri armati (divisioni corazzate);
- dato che i carri dovevano operare in collaborazione con le altre armi (in particolare fanteria ed artiglieria) le aliquote di queste ultime integrate nella divisione corazzata dovevano avere la stessa mobilità dei carri;
- la funzione delle divisioni corazzate non doveva essere tattica, ma strategica.
Il trattato di Versailles aveva proibito alla Germania il possesso di carri armati, permettendole solo di tenere un numero limitato di autoblindo in funzione di ordine pubblico, tuttavia, sotto l'impulso del generale von Seeckt, la Reichswehr cominciò a sviluppare all'estero quegli armamenti che erano proibiti dal trattato, quindi utilizzò la neonata URSS come partner per lo sviluppo dei suoi Panzer (questo era il nome tedesco dei carri armati, abbreviazione dell'ufficiale Panzerkampfwagen cioè veicolo corazzato da combattimento), che mise a disposizione dei tedeschi una scuola militare nei pressi di Kazan'.
In parallelo organizzò una serie di manovre campali, in cui i carri armati erano simulati con trattori civili, allo scopo di comprendere meglio l'uso sul campo dei nuovi mezzi. Poco dopo il pensionamento di Seekt la Repubblica di Weimar era finita, ed al suo posto era nato il Terzo Reich, il cui cancelliere era Adolf Hitler.
Inoltre istruttori tedeschi si trovarono in Bolivia a comandare il piccolo contingente di tankette e carri armati Vickers da sei tonnellate, durante la guerra del Chaco tra il 1932 e il 1935, traendone alcune importanti conclusioni:
- il capocarro deve solo comandare il mezzo, e non caricare cannoni o gestire altri compiti,
- la corazzatura deve resistere alle armi della fanteria, e deve essere formata da acciai speciali saldati o fusi in modo che non si stacchino schegge se viene colpita,
- la tattica di fuoco migliore è quella in cui un carro si sposta da un riparo all'altro, facendo fuoco da fermo, con lo scafo protetto o nascosto,
- i cingoli devono essere molto ampi (per ridurre la pressione al suolo, quindi permettere al carro di muoversi su tutti i terreni) e piuttosto resistenti (per non scingolare vicino alle postazioni nemiche),
- il carro leggero è poco utile, bisogna concentrarsi su un carro medio,
- non ha senso utilizzare formazioni miste di carri mitragliatrice e carri cannone, il carro armato deve essere in grado di utilizzare entrambe le armi, dotate di ampio munizionamento
- i carri armati vanno sempre utilizzati in massa.
Altre esperienze, dopo quelle del Chaco, furono fatte da ufficiali e soldati tedeschi intervenuti nella guerra civile spagnola. L'impostazione data dal conflitto del Chaco fu confermata, anche se la Germania in quel momento produceva per lo più carri leggeri bisognava passare ai carri medi, poca importanza avevano quelli pesanti, mentre invece si iniziò a vedere con favore la possibilità di utilizzare i carri come arma anti carro d'eccellenza, armati con cannoni ad alta velocità.
Nell'ottobre 1935 furono costituite tre Panzerdivisionen (divisioni corazzate) e nel 1937 furono costruite cinque Leichtedivisionen (divisioni leggere), con un miglior rapporto fra carri e fanteria. Queste divisioni nel 1939 contro la Polonia e nel 1940 contro la Francia dimostrarono cosa potevano i carri nella blitzkrieg (letteralmente "guerra fulmine", generalmente tradotto "guerra lampo").
In particolare, analizzando la campagna di Francia (1940) si vede che la superiorità tedesca non era né nel numero né nella qualità dei carri (l'Armèe era superiore come numero e qualità dei mezzi), ma nella migliore dottrina di impiego dei carri e nell'organico divisionale (forse la branca più trascurata dell'arte militare) che poneva il nuovo strumento nelle mani di ufficiali giovani e dotati di ampia discrezionalità, che potevano usare tali mezzi al meglio.
Le teorie di impiego in Unione Sovietica
Le teorie di impiego in Unione Sovietica risentirono inizialmente delle concezioni correnti, tanto che i carri sovietici negli anni venti erano o estremamente leggeri o colossi con due o più torrette, praticamente incapaci di movimento.Tuttavia il maresciallo Tuchačevskij, facendo tesoro della collaborazione con la Reichswehr, sviluppò le sue teorie di impiego dei carri armati basate su un concetto per i tempi rivoluzionario: la battaglia in profondità (che, negli anni ottanta, sarà la base teorica per l'Airland Battle 2000 negli Stati Uniti).
Considerando che il futuro delle battaglie stava nella penetrazione delle forze meccanizzate in profondità nel dispositivo nemico, dovevano essere costruite grandi unità interamente corazzate, il cui impiego doveva prevedere sostanzialmente operazioni di aggiramento del fronte (ovviamente Tuchačevskij aveva in mente gli ampi spazi pianeggianti della Russia: un'operazione del genere sarebbe stata molto più difficile nell'Europa Centrale). Questo comportava una collaborazione stretta fra forze corazzate ed aviazione tattica, sia in funzione di interdizione delle linee di rifornimento nemiche, sia in funzione di contrasto delle forze corazzate nemiche.
Nella concezione di Tuchacevskij i reparti corazzati dovevano avere sia reparti di fanteria che di carri, appoggiati da una massiccia quantità di artiglieria meccanizzata e carri-artiglieria. I carri dovevano essere di tipo medio ed era considerata fondamentale la mobilità, la possibilità di ingaggiare sia carri nemici sia (soprattutto) reparti di fanteria. Particolare importanza era data all'autonomia, all'affidabilità dei cingoli e dei sistemi di trasmissione, al treno di rotolamento affidabile anche in ambienti freddi, fangosi, sabbiosi o innevati. Accanto ai carri medi servivano carri pesanti pensati, a differenza dei carri pesanti in studio in Germania (mezzi esclusivamente anti carro) come carri dotati di una potente artiglieria d'appoggio. Tuchacevskij e i suoi collaboratori dibattevano poi se costruire o meno alcuni grandi carri pesanti da sfondamento, utilizzabili solo per rompere le linee nemiche e lasciati assieme alla fanteria, tra di loro l'idea venne accantonata, per essere poi riproposta dopo il 1937 con "mostri" pluritorretta. I carri armati oltre che contro le truppe corazzate e le trincee nemiche erano pensati come mezzi fondamentali per sorprendere ai fianchi i centri di comando, gli aeroporti, i punti di passaggio obbligati, le vie di comunicazione e i guadi, gli arsenali e le polveriere nemici, penetrando in profondità in maniera coordinata con una fanteria leggera (meccanizzata in teoria, ma negli esperimenti degli anni '20-'30 si continuò ad usare anche reparti montati a cavallo), paracadutisti (anche pensando di costruire alcuni aeroporti oltre le linee nemiche) e rifornimenti aerei.
Nel 1937 Tuchačevskij venne fucilato, per ordine di Stalin, insieme a quasi tutti i suoi collaboratori e tutti gli ufficiali che non provenivano dalla "cricca del volga" nelle grandi purghe. Comunque i progetti per i carri che aveva sviluppato (sfruttando, fra l'altro, le intuizioni meccaniche di Christie, fondamentali per mobilità e velocità) continuarono il loro sviluppo. Nel 1941 l'URSS aveva a disposizione i carri sviluppati sulla base delle teorie di impiego di Tuchačevskij: il carro pesante KV 1 ed il carro medio T-34. Inoltre le teorie sovietiche insistevano molto sul grosso calibro dei cannoni dei carri, con pezzi notevolmente più potenti (almeno nel ruolo d'appoggio d'artiglieria) di quelli tedeschi, francesi e britannici.
Alla vigilia della guerra l'URSS era dotata dei migliori e più affidabili carri armati del mondo. Questi però erano stati impoveriti dopo le purghe poiché non compresi a pieno; per esempio era stata rimossa la radio dai T-34, prevista nel primo progetto, ed erano state abolite le divisioni corazzate (sostituite con le brigate), inoltre mancavano i buoni ufficiali carristi, anche perché molti veterani della guerra di Spagna erano stati eliminati nelle purghe che si susseguivano nei tardi anni '30. Il carro armato fu legato alla fanteria, utilizzato come una forza d'artiglieria d'appoggio mobile, ruolo che (pur previsto anche dai riformatori sovietici degli anni '20-'30, a differenza dei loro omologhi tedeschi) era enormemente limitativo per le capacità di mobilità e di combattimento anti carro dei T-34.
Caratteristiche generali dei carri armati fra le due guerre mondiali
All'inizio della Seconda guerra mondiale i carri armati si erano evoluti in una forma che ormai presentava le linee essenziali dei carri armati moderni (anche se, ovviamente, con caratteristiche nettamente inferiori). I carri che iniziarono la guerra erano ormai con cingoli tenuti da carrelli di due ruote e con sospensioni a balestre, alcune nazioni (URSS, Polonia, Cecoslovacchia e, per la cavalleria, il Regno Unito) avevano invece adottato le sospensioni Christie, che garantivano una maggiore velocità (i carri cecoslovacchi furono poi utilizzati dai tedeschi), mentre sui tavoli da disegno cominciavano a comparire le sospensioni a barre di torsione, soprattutto in Germania. Considerando le molte morfologie di carro che si stavano sviluppando (carri leggeri, medi e pesanti) non è facile dare linee generali valide per tutti i carri dell'epoca, comunque la propulsione in genere era assicurata da motori a benzina (unica, ma rilevante, eccezione l'URSS che stava introducendo il motore Diesel sui carri medi e pesanti), di potenza fino a 500 HP, montati generalmente nella parte posteriore del mezzo. I carri armati erano forniti di un torretta su cui si trovava l'armamento principale, che variava da mitragliatrici a cannoni corti (in realtà obici) da 75 mm. A fianco dei carri a torretta singola in URSS furono sviluppati carri con torrette plurime (fino a 5 sul T-35) ognuna armata con un cannone o con mitragliatrici. L'uso di armamento principale in casamatta era limitato ai B-1 bis francesi ed agli M11/39 italiani. L'impiego pratico sui campi di battaglia mostrò abbastanza le limitazioni sia dei carri leggeri (incapaci di sostenere scontri a fuoco con veicoli corazzati dello stesso tipo) sia dei carri pesanti, incapaci di tenere il passo con le avanzate fulminanti che avvennero fin dai primi anni di guerra. Fin da prima dell'inizio della guerra era scomparsa la tankette o carro superleggero armato solo di mitragliatrici, gli unici eserciti che ne avevano ancora il linea erano quello britannico (Tankette Mk VI), quello italiano (L3/35) e quello giapponese (Type 94 Te-Ke).Per quanto riguarda la protezione, in genere la corazzatura era chiodata, tuttavia cominciavano ad apparire le prime corazzature saldate (per esempio sui carri armati tedeschi, ad eccezione del PzKpfw I). La corazzatura chiodata o bullonata rappresentava un grosso pericolo per l'equipaggio, dato che, anche nel caso di un colpo che non penetrasse la lamiera, bastava che si staccasse un elemento di serraggio per generare un proiettile che rimbalzava con notevole energia cinetica entro il vano in cui si trovava l'equipaggio. Inoltre la chiodatura e bullonatura limitava lo spessore di corazza realizzabile ed aumentava il peso della giunzione.
La seconda guerra mondiale
Poco dopo l'inizio dell'Operazione Barbarossa, quando i carri della Wehrmacht incontrarono i T-34 russi[2], tutti i carri presenti sui campi di battaglia della seconda guerra mondiale diventarono di colpo obsoleti. Il T-34 fu il capostipite di una evoluzione teorica e tecnologica che avrebbe portato al carro armato da battaglia (MBT - Main Battle Tank) odierno.Ciò che era rivoluzionario nel T-34 era l'equilibrio raggiunto fra mobilità, protezione ed armamento che gli permetteva di impegnare con buone probabilità di successo mezzi similari. Caratteristiche così rilevanti erano state ottenute con l'utilizzo delle sospensioni Christie (che permettevano un elevato rapporto fra larghezza dei cingoli e velocità anche con potenze relativamente limitate) e di corazzature particolarmente studiate per quanto riguardava l'inclinazione (che permetteva di limitare lo spessore, e quindi il peso totale del mezzo). Queste caratteristiche si sono conservate nei carri sovietici fino agli anni novanta.
La comparsa del T-34 fu una brutta sorpresa per l'OKW, che tuttavia rispose con un progetto valido, sulla stessa linea, che alcuni considerano il miglior carro della seconda guerra mondiale: il PzKpfw V Panther. Questo carro, pur essendo estremamente valido, si dimostrò di difficile costruzione e, almeno nelle prime serie, con un'affidabilità troppo bassa. La valutazione complessiva delle prestazioni dei carri tedeschi è tuttora oggetto di discussione: di fronte ad un carro come il Panther, i carri pesanti (Tiger e Königtiger) presentavano una mole eccessiva che, riducendo la loro mobilità, non veniva compensata dalla potenza del loro armamento (entrambi erano armati con cannoni da 88 mm contro il 75 mm del Panther). Nessuno dei carri degli alleati occidentali poteva competere con questi carri pesanti, mentre sul fronte orientale i carri della serie JS (JS 2 e JS 3) avevano una protezione ed un armamento equivalenti e maggiore mobilità.
Gli Stati Uniti, per tutta la seconda guerra mondiale, non riuscirono ad avere un carro in grado di competere con il Panther, ma le loro divisioni corazzate raggiunsero il massimo livello di efficienza operativa fra tutte le nazioni in guerra: la Divisione Corazzata (Armoured Division) statunitense era infatti organizzata in modo da coniugare la massima potenza di fuoco con la massima mobilità sia della componente corazzata sia della componente di fanteria, che era tutta su autocarri o su semicingolati, raggiungendo quindi una mobilità sia tattica sia strategica molto più elevata di quella delle altre nazioni in guerra.
Il carro armato più significativo prodotto negli Stati Uniti fu l'M4 Sherman, che fra l'altro fu il carro prodotto nel maggior numero di esemplari nel corso della guerra. In base al Lend Lease Act lo Sherman fu ceduto in notevoli quantità anche agli alleati: Gran Bretagna, URSS e Francia.
Parallelamente allo sviluppo dei carri nel corso della seconda guerra mondiale si svilupparono gli armamenti destinati a contrastarli. Le artiglierie controcarri passarono da calibri dell'ordine dei 40 mm a calibri dell'ordine dei 90 mm. Tuttavia lo sviluppo più drammatico fu quello delle armi controcarri della fanteria, che passarono dai fuciloni anticarro all'inizio della guerra ad armi a carica cava come il bazooka (statunitense) o il Panzerfaust (tedesco), questo sviluppo fu quello che condizionò maggiormente lo sviluppo dei carri armati negli anni successivi.
I carri armati furono impiegati praticamente durante tutto il corso della guerra, i principali combattimenti che videro protagonisti i carri da entrambe le parti sono riportati di seguito.
- Beda Fomm - 1941
- Operazione Crusader - 1941
- Ain el Gazala - 1942
- El Alamein - 1942
- Terza battaglia di Kharkov - Il Miracolo di Manstein - 1943
- Kasserine - 1943
- Battaglia di Kursk - 1943
- Operazione Bagration - 1944
- Battaglia delle Ardenne - 1944-45
- Operazione Fruehlingserwachen - 1945
Caratteristiche principali dei carri armati alla fine della Seconda guerra mondiale
I carri armati negli anni dal 1940 al 1945 ebbero un'evoluzione che rimase ineguagliata per qualsiasi altro periodo. Mentre all'inizio della Seconda guerra mondiale avevano già assunto la morfologia che hanno conservato nelle epoche successive, tuttavia nel corso della guerra svilupparono una serie di caratteristiche che li trasformarono in un sistema d'arma praticamente insostituibile sui campi di battaglia moderni. I motori rimasero alimentati a benzina, con due eccezioni rilevanti, ma comunque divergenti quanto mai. I carri italiani M13/40 e M14/41 avevano un motore Diesel di 125 CV il M13/40 e 145 CV il M14/41, valori di potenza insufficienti se confrontati con quelli di altri carri dell'epoca (i PzKpfw III avevano motori con potenza circa doppia). Gli altri carri con motore Diesel furono i carri armati russi, in particolare il T-34 aveva un motore da 500 CV ed il KV-1 un motore da 550 CV. La presenza di un motore che richiedeva un regime di rotazione più basso di quello di un motore a benzina ed un combustibile molto meno infiammabile della benzina fu sfruttata con molta sagacia da parte dei progettisti sovietici per produrre carri che, all'atto della loro uscita, erano una generazione avanti a tutti gli altri. Negli Stati Uniti vigeva il principio del "solo benzina[3]", quindi furono costruiti solo 8.000 M4A2 Sherman, non utilizzati dall'Esercito statunitense.Le corazzature erano completamente saldate, essendo ormai evidenti gli svantaggi presentati dalle soluzioni chiodate o imbullonate. Restavano imbullonate, in alcuni casi, le protezioni aggiuntive per carri di produzione ormai obsoleta (per esempio i PzKpfw IV Ausf G e H). L'armamento principale per i carri medi era standardizzato su calibri attorno ai 75 mm, mentre i carri pesanti erano armati con cannoni da 90 mm, con l'eccezione dei carri della serie IS riarmati con cannoni da 122 mm.
Le sospensioni alla fine della guerra erano prevalentemente a barre di torsione e, sia tedeschi sia sovietici, avevano adottato il modello Christie a grandi ruote portanti.
I carri leggeri ormai tatticamente erano usati solo per l'esplorazione (esercito statunitense), mentre erano stati sostituiti dalle autoblindo negli eserciti britannico e tedesco. I carri medi praticamente stavano svolgendo tutti i compiti tattici richiesti ad un carro armato, mentre i carri pesanti, che nel corso della guerra erano stati rivisti in modo che avessero una mobilità analoga a quella degli altri veicoli cingolati, stavano confluendo con i carri medi nel carro da combattimento.
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