sabato 2 novembre 2013

HARLEY DAVISON

Harley-Davidson

 
La Harley-Davidson Motor Company è una casa motociclistica statunitense, fondata a Milwaukee nel 1903.







 





 

Gli inizi

La Harley-Davidson nacque nel 1902 a Milwaukee quando William Harley, di 21 anni e Arthur Davidson di 20, costruirono un prototipo marciante di bicicletta motorizzata (siamo nei primissimi anni dello sviluppo del motociclismo); questo mezzo venne realizzato nel garage dell'abitazione di Davidson, che misurava 3 metri per 5. Il prototipo funzionava e alla società si unirono fin dall'inizio i due fratelli di Davidson, William e Walter. Nei primi due anni furono venduti solo tre esemplari.
La Harley-Davidson venne ufficialmente fondata il 28 agosto 1903 e a questa data si può far risalire ufficialmente l'inizio della produzione in serie.
Ovviamente furono presto apportate modifiche al prototipo, tra cui un telaio di nuova progettazione. Ciononostante la produzione di quell'anno rimase a quota tre.
Nel 1906 venne costruito il primo vero e proprio stabilimento produttivo sito, in Juneau Avenue, dove ancora oggi si trova il quartier generale della Casa; il garage originale venne demolito accidentalmente durante la costruzione del nuovo edificio; questo nuovo impianto misurava 9 per 24 metri.
La produzione delle Harley-Davidson crebbe gradualmente e con i nuovi impianti fu possibile produrre nel 1907 150 motociclette. Il 17 settembre viene ufficialmente fondata la Harley-Davidson Motor Company: quest'anno si rivelò importante per la casa in quanto cominciò la vendita, che prosegue tuttora, delle prime motociclette alle forze di polizia.
I primi propulsori erano ovviamente dei monocilindrici a valvole laterali; il primo motore bicilindrico sperimentale a V di 45º venne introdotto già nel 1909, facendo nascere il V-Twin, per esigenze di potenza: la cilindrata era di soli 700 cm³ (49,6 in 3) ed erogava soli 7 hp (5 kW), che comunque era una potenza circa doppia rispetto a quella fornita dai precedenti propulsori; la velocità massima che potevano raggiungere le moto di questo periodo era di un centinaio di km/h, un valore che poteva essere considerato molto buono per quell'epoca. La produzione in quell'anno fu di ben 1.149 esemplari.
Il successo della Harley-Davidson moltiplicò la concorrenza negli Stati Uniti d'America, tanto che nel 1911 si annoveravano circa 150 diversi marchi motociclistici, tra i quali la Indian che divenne ben presto la concorrente principale di Harley-Davidson.
Nel 1913 lo stabilimento originale venne ingrandito e raggiunse una superficie di ben 28.000 m2. Nonostante la dura competizione la Harley-Davidson restava il costruttore più importante e dominava anche le competizioni motociclistiche del periodo, utili per farsi pubblicità. La produzione raggiunse la cifra record di 12.904 esemplari, rendendo la Casa americana uno dei principali produttori a livello mondiale, dopo appena dieci anni di vita.











La Prima Guerra Mondiale

Nel 1917 gli Stati Uniti entrarono nel conflitto che da tre anni si era scatenato in Europa, pertanto i militari richiesero delle moto da poter utilizzare nelle operazioni. Le Harley-Davidson erano già state testate dalle forze armate durante le schermaglie al confine con il Messico contro Pancho Villa, ma fu solo con la prima guerra mondiale che le motociclette furono adottate in grandi numeri (circa 45.000 esemplari). Si trattava di cinque modelli, due monocilindriche e tre bicilindriche (18F monomarcia, 18G e 18J dotate di tre marce) con propulsori di circa 1.000 cm³ di cilindrata. Nello stesso tempo HD consolidava la sua posizione di fornitore delle forze di polizia di tutto il Paese.














 

Il dopoguerra e la crisi degli anni settanta

Con gli anni '50, rimasto l'unico marchio americano sul mercato (anche Indian dichiarò infatti bancarotta nel 1953) la Harley-Davidson iniziò a subire la concorrenza dei marchi inglesi sul mercato U.S.A. e ad assistere ad un rapido calo nelle vendite.
Uno dei modelli più riusciti, lo Sportster fu realizzato il 27 gennaio 1957 e messo in produzione lo stesso anno, proprio al fine di contrastare la concorrenza inglese. La semplicità motoristica e della linea ne decretarono il successo sia come modello da strada che da pista nella versione "R" (attualmente è l'unico modello ancora in produzione dagli anni '50).
Altro tentativo di arginare la crisi fu quello di produrre piccole monocilindriche quali l'Harley-Davidson Hummer, sin dalla fine degli anni '40, e addirittura uno scooter (Harley-Davidson Topper dai primi anni '60, prodotti tuttavia troppo distanti dall'immagine tradizionale del Marchio americano e infatti non premiati da vendite particolarmente cospicue.
Il calo nelle vendite e la conseguente crisi finanziaria e di liquidità aumentarono negli anni seguenti, nonostante la Sportster ed il lancio del Propulsore Harley-Davidson Shovelhead a metà anni '60, propulsore che si rivelò, almeno inizialmente, poco affidabile anche per via dei frequenti trafilaggi d'olio.
I problemi si accentuarono ulteriormente allorquando fecero il loro ingresso sui mercati mondiali le case giapponesi, sin dalla fine degli anni '60, in particolare la Honda con le sue quadricilindriche, motociclette che tolsero alla Casa americana il primato nelle vendite interne di moto di grossa cilindrata, nonché il redditizio mercato rappresentato dalle forze di polizia (a cui HD aveva venduto numerose Duo Glide ed Electra Glide.
La grave crisi finanziaria portò nel 1969 alla vendita da parte degli eredi dei fondatori (Davidson) a favore della American Machine and Foundry AMF (compagnia metallurgica), portando quindi alla nascita della AMF-Harley-Davidson (marchio presente anche sui serbatoi della Harley del periodo). La AMF continuò la produzione riducendo la forza lavoro ed i costi di produzione, a scapito della qualità e degli investimenti: le vendite diminuirono ulteriormente e la compagnia rischiò seriamente la bancarotta, a dimostrazione dei gravi errori del management AMF.
Fu però in questo periodo che la AMF-Harley-Davidson, grazie al reparto corse del marchio italiano, nel frattempo incorporato, Aermacchi, riuscì a conquistare gli unici titoli iridati della sua storia: nelle stagioni 1974, 1975 e 1976 del Campionato mondiale di velocità, le moto italo-americane, condotte da Walter Villa, mieterono innumerevoli vittorie nei Gran Premi, aggiudicandosi quattro titoli piloti e due titoli costruttori, nelle classi 250 e 350. Si tratta delle uniche vittorie in gare sportive degne di nota del marchio americano dagli anni '30 (in seguito le Sportster continueranno per molti anni a gareggiare nei campionati americani di dirt-track con buoni risultati).












 

La rinascita

Nel 1981 l'AMF rivendette la Harley-Davidson ad un gruppo di 13 investitori guidati da Vaughn Beals e Willie G. Davidson, erede di uno dei fondatori. Per evitare la scomparsa del celebre marchio americano, vennero quindi studiati i metodi seguiti dai concorrenti e in particolare dai costruttori giapponesi: vennero introdotte quindi delle novità, quali il sistema just in time MAN (Material As Needed) che consisteva in un monitoraggio costante dell'inventario in modo che fosse stoccato solo quanto necessario, riducendo i costi del magazzino.
Si puntò finalmente sulla qualità e soprattutto si progettò ex novo, con tecniche informatiche, una innovativa gamma di propulsori, denominati Harley-Davidson Evolution: in tal modo le vendite aumentarono rapidamente; fu però solo con l'introduzione del modello Softail Custom nel 1984 (FXSTC 'coda soffice': sistema di ammortizzatori adeguatamente posizionati ed occultati ad imitazione della linea dei vecchi telai rigidi delle Hydra Glide) che HD tornò ad esser leader nel mercato delle moto di grande cilindrata (sopra i 750 cm³), grazie anche e soprattutto ai nuovi propulsori Evo.
Il nuovo modello softail Fat Boy nel 1990 confermò la grande ascesa della casa di Milwaukee, ormai tornata saldamente ai vertici del mercato e celebrata sugli schermi cinematografici, ad esempio nel film Terminator 2 - Il giorno del giudizio, in cui Arnold Schwarzenegger guida appunto tale modello in una lunga sequenza di inseguimenti.

Il consolidamento e gli anni 2000

Nel 1998 la Harley-Davidson acquista la Buell Motorcycle Company con cui collaborava sin dagli anni '80 e che era nata proprio da una collaborazione tra la Casa di Milwaukee ed Eric Buell, ex ingegnere della stessa, al fine di penetrare il mercato delle sportive (tentativo peraltro non riuscito).
Nel 1999 viene prodotto il primo motore Twin Cam 88 (1450 cc), e nel 2000 il primo motore Twin Cam 88 controbilanciato, con il pressoché totale annullamento delle vibrazioni, montato sui modelli Softail. Entro il 1999 tutta la gamma Harley (eccetto la Sportster) monterà tali propulsori. Nel frattempo, inizia la conversione dei modelli HD all'iniezione elettronica (peraltro già opzionale a metà anni '90 sui modelli Touring motorizzati Evo), processo che tuttavia si completerà solo nel 2007.
Nel 2000 la casa americana presenta una speciale versione della Softail denominata FXSTD ('Deuce') dotata di inediti particolari come serbatoio allungato, ruota posteriore maggiorata e parafango curvo con faro incastonato 'a diamante', soluzione poi ripresa sul successivo modello V-Rod.
Nel 2001 inizia la produzione della rivoluzionaria V-Rod, innovativa sia nell'aspetto che nelle soluzioni tecniche: il motore infatti è un bicilindrico raffreddato a liquido con i cilindri inclinati di 60° anziché 45°, dalla notevole potenza di 120 cv, progettato in collaborazione con la casa automobilistica Porsche e non a caso denominato 'Revolution'; il telaio rinforzato di tali modelli è realizzato con una nuova tecnica detta 'Idroforming' che utilizza getti d'acqua ad altissima pressione. Nonostante tali innovazioni, o forse proprio a causa di esse, H-D non ottiene gli sperati successi di vendite, data anche la natura tradizionalmente e notoriamente conservativa della clientela Harley.
Nel 2006 H-D annuncia che la gamma 2007 eliminerà il carburatore anche sui modelli Sportster, gli ultimi ad usare questo sistema di alimentazione, mentre i motori dei restanti modelli (twin cam) passano alla cilindrata di 1.584 cm³.
L'11 luglio 2008 viene riportata la notizia che la Harley Davidson ha concluso un accordo per l'acquisto del gruppo italiano MV Agusta per circa 70 milioni di euro (109 milioni di dollari) per espandere il proprio business in Europa[1]. L'operazione viene regolarmente conclusa all'inizio di agosto dello stesso anno[2].
Ma già dopo un paio di anni, in seguito a problemi finanziari dovuti alla crisi economica ed allo scarso numero di motociclette vendute, HD rivende la MV Agusta per la simbolica cifra di un euro; inoltre il marchio Buell Motorcycle Company viene soppresso.

















 

Propulsori

Il motore classico della Harley-Davidson è il bicilindrico a V con i cilindri inclinati di 45°, il cui progetto è coperto da numerosi brevetti; le bielle sono vincolate ad un'unica manovella dell'albero motore e questo fa sì che venga prodotto il caratteristico rumore di scarico (reso in inglese come 'potato-potato').
La Harley-Davidson cercò anche di brevettare il suono del suo motore, peraltro rinunciandovi nel 2000.
I primi modelli Harley-Davidson utilizzavano motori per così dire 'artigianali' o comunque prodotti in piccolo numero e caratterizzati da scarsa standardizzazione; a questi seguirono:

 
replica della Captain America di Easy Rider (Panhead)
 
Softail Eritage (Evolution)
 
FXR (Evolution)
 
 
Sportster
  • Flathead, 1929-1974, 700 cm³ (45in 3)
I grandi bicilindrici (Big twin):
  • Knucklehead, 1936-1947, 1.000 cm³ (61in3) e 1.200 cm³ (74in 3)
  • Panhead, 1948-1965, 1.000 cm³ (61in3) e 1.200 cm³ (74 in3)
  • Shovelhead, 1966-1984, 1.200 cm³ (74 in3) e 1.340 cm³ (80 in3) dalla fine del 1978
  • Evolution (detto anche "Blockhead"), 1984-1999, 1.340 cm³ (80 in3)
  • Twin Cam (detto anche "Fathead"), 1999-2006, 1.442 cm³ (88 in3) portato dapprima a 95 in3, poi a 96 in3 dal 2007, ma disponibile anche con 98 in3, 103 in3 e 110 in3 (quest'ultimo, 1.802 cm³, il motore HD dalla cilindrata più elevata in assoluto nella storia della Casa).
Sportster:
  • Ironhead, 1967-1984, 883 poi portato a 1.000 cm³
  • Evolution, dal 1986 ad oggi, 883 e 1.100 cm³ poi portato a 1.200 cm³ nel 1988.
V-Rod:
  • Revolution, dal 2002 al 2007, 1.130 cm³, dal 2008 ad oggi 1.250 cm³.
 

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